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Costi della manodopera in edilizia: decreto del Ministero del Lavoro

La presente per informare dell'avvenuta pubblicazione sul sito www.lavoro.gov.it del Decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali contenente le tabelle provinciali del costo della manodopera in edilizia.

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Si ricorda che, in base all'art. 86 comma 3 bis, del Decreto Legislativo 12 aprile 2006 n. 163 (codice degli appalti), al Dicastero compete, infatti, di predisporre ed emanare le tabelle del costo della manodopera per tutti i settori merceologici, ai fini della predisposizioni delle gare di appalto e della valutazione dell'anomalia delle offerte.

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Nel rimarcare che le tabelle sono quelle anticipate in bozza con lettera del 9 febbraio 2015, si rileva che il decreto indica che il costo del lavoro è suscettibile di oscillazioni in relazione a benefici (contributivi, fiscali od altro) previsti da norme di legge di cui l'impresa usufruisce ed a oneri derivanti da interventi relativi a infrastrutture, attrezzature, macchinari, mezzi connessi all'applicazione del Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 e s.m.i..

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Si rileva, altresì, che il decreto riporta una decorrenza retroattiva delle tabelle (settembre 2014). Questo comporta criticità per il settore: tra settembre e oggi le imprese hanno, infatti, concorso alle gare di appalto esponendo i costi come ricavati dalle tabelle elaborate in sede locale, evidentemente diversi da quelli "ministeriali".

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In proposito, con lettera congiunta, tutte le parti sociali del settore hanno richiesto al Ministero che venga chiarito che le tabelle ministeriali entrano in vigore per le gare bandite successivamente alla pubblicazione del decreto.

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Si fa riserva di rendere immediata informativa sugli esiti dell'azione delle parti sociali.

Disciplina NASpI – Circolare esplicativa INPS n. 94/15

Con l'allegata circolare n. 94/15, relativa alla nuova disciplina della NASpI, l'Inps ha fornito le istruzioni operative preannunciate nel precedente messaggio n. 2971/15, già oggetto della comunicazione Ance del 4 maggio scorso.

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Dopo aver richiamato il quadro normativo di riferimento, i soggetti destinatari ed i requisiti per l'accesso al nuovo trattamento, l'Istituto ha espressamente ricordato che il diritto alla NASpI, oltre che nei casi riconducibili ad uno stato di disoccupazione involontaria del lavoratore, matura anche nei casi di:
dimissioni per giusta causa, ossia scaturite, a titolo esemplificativo, dal mancato pagamento della retribuzione, dalle modifiche peggiorative delle mansioni lavorative, dal c.d. mobbing, etc;
risoluzione consensuale del rapporto di lavoro se intervenuta nell'ambito della procedura di conciliazione di cui all'art. 7 della L. n. 604/66, così come modificato dall'art.1, co. 40 della L. n. 92/12.

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Tale prestazione, peraltro, interviene anche durante il periodo tutelato di maternità ai sensi dell'art. 55 del D.Lgs. n. 151/01.

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Per ciò che concerne l'ulteriore requisito di accesso alla NASpI, ossia le tredici settimane di contribuzione nei quattro anni precedenti l'inizio della disoccupazione, l'Inps ha evidenziato che, a tal fine, sono valide tutte le settimane retribuite a patto che la retribuzione non sia inferiore ai minimali settimanali. La contribuzione utile ai fini della NASpI è, più in generale, quella dovuta, ma non versata, ai sensi dell'art. 2116 del c.c. c.d. automaticità delle prestazioni.

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Per il perfezionamento del requisito si considerano, altresì, utili i contributi e i periodi lavorativi come di seguito rappresentati:
i contributi previdenziali, comprensivi di quota DS e ASpI versati durante il rapporto di lavoro subordinato;
i contributi figurativi accreditati per maternità obbligatoria se, all'inizio dell'astensione, risulti già versata o dovuta contribuzione ed i periodi di congedo parentale purché regolarmente indennizzati e intervenuti in costanza di rapporto di lavoro;
i periodi di lavoro all'estero in paesi comunitari o convenzionati, ove sia prevista la possibilità di totalizzazione;
i periodi di astensione dal lavoro per malattia dei figli fino agli 8 anni di età, nel limite di cinque giorni lavorativi nell'anno solare.

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Diversamente, non sono considerati utili ai fini della NASpI i periodi non coperti dalla contribuzione effettiva, ma dalla c.d. contribuzione figurativa.

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Si tratta in particolare dei periodi di:
malattia ed infortunio sul lavoro, nel caso di mancata integrazione della retribuzione da parte del datore di lavoro;
cassa integrazione ordinaria e straordinaria a zero ore;
assenze per permessi e congedi fruiti dal lavoratore.

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I suddetti periodi, da considerare neutri, ampliano, pertanto, il quadriennio di riferimento per la verifica del requisito contributivo.

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In riferimento all'ultimo dei tre requisiti ai fini dell'accesso alla prestazione NASpI, ossia quello relativo alle trenta giornate di lavoro effettivo nei dodici mesi antecedenti lo stato di disoccupazione, l'Inps ha rilevato che si tratta di quelle giornate di effettiva presenza sul lavoro indicate nel flusso mensile UNIEMENS, indipendentemente dalla loro durata oraria.

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Anche in questo caso, i periodi coperti da contribuzione figurativa conseguenti alla malattia, infortunio sul lavoro, cassa integrazione ordinaria e straordinaria a zero ore, assenze per permessi e congedi, ampliano, per un periodo pari alla durata degli eventi stessi, il periodo in cui calcolare le trenta giornate lavorative nei dodici mesi che precedono l'inizio della disoccupazione.

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Per ciò che concerne il calcolo e la determinazione della misura dell'indennità, è importante osservare che questa viene rapportata ad una nuova base di calcolo determinata dalla retribuzione imponibile ai fini previdenziali degli ultimi quattro anni, comprensiva degli elementi continuativi e non continuativi e delle mensilità aggiuntive, divisa per il totale delle settimane di contribuzione, indipendentemente dalla verifica del minimale e moltiplicata per il coefficiente numerico 4,33.

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La NASpI, che per il 2015 non potrà superare l'importo massimo di 1.300 euro mensili, subirà una riduzione del 3% a decorrere dal 1° giorno del 4° mese di fruizione del trattamento che, ad ogni modo, non sarà soggetto al prelievo contributivo nella misura prevista per gli apprendisti e pari al 5,84%.

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La prestazione assistenziale, che per gli eventi di disoccupazione successivi al 1° gennaio 2017 verrà riconosciuta per un periodo massimo di 78 settimane, per gli eventi di disoccupazione successivi al 1° maggio 2015 sarà corrisposta per un numero di settimane pari alla metà delle settimane di contribuzione degli ultimi quattro anni.

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A tal fine, non verranno computati i periodi contributivi che hanno già consentito l'erogazione delle prestazioni di disoccupazione come quella Ordinaria (DSO) e di Aspi. Proprio in virtù delle norme e discipline differenti in materia di disoccupazione, l'Istituto ha richiamato, nella nota in oggetto, alcuni casi esemplificativi, a cui si fa esplicito rinvio per una maggiore conoscenza, concernenti le modalità di calcolo dei periodi di contribuzione ai fini della determinazione dei periodi di fruizione della NASpI.

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A pena di decadenza, i lavoratori in possesso dei requisiti richiesti devono presentare istanza all'Inps, esclusivamente in via telematica, entro sessantotto giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro.

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Tale termine decorre dalla data di cessazione dell'ultimo rapporto di lavoro; a tal riguardo, i recenti orientamenti della giurisprudenza hanno derogato tale termine, prevedendo, in particolare, l'interruzione del decorso dello stesso nelle ipotesi di intervenuta malattia o di inizio del congedo di maternità.

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L'erogazione della prestazione NASpI è condizionata alla permanenza dello stato di disoccupazione, nonché alla partecipazione alle iniziative di ricerca di una nuova attività lavorativa o di riqualificazione professionale che siano, ai sensi di quanto previsto dal co. 3 dell'art. 1 della L. n. 183/14, altresì connesse alle ulteriori misure di ricerca attiva di un'occupazione e reinserimento nel tessuto produttivo, individuate in un apposito decreto di prossima emanazione.

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Nel caso in cui il lavoratore fruitore della NASpI trovi una nuova occupazione con contratto di lavoro subordinato, che garantisca allo stesso un reddito annuale superiore al reddito minimo escluso da imposizione, si produce la decadenza dalla prestazione, salvo il caso in cui la durata del rapporto di lavoro non sia superiore a sei mesi. In tale ipotesi, infatti, l'indennità verrà sospesa d'ufficio e riprenderà ad essere corrisposta per il periodo residuo spettante al momento in cui la stessa era stata sospesa.

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Nel caso in cui il lavoratore percettore di NASpI trovi una nuova occupazione con contratto di lavoro subordinato, che garantisca un reddito inferiore al reddito minimo escluso da imposizione, questi conserverà il diritto alla prestazione, ma in misura ridotta. In tale circostanza il lavoratore sarà tenuto a comunicare all'Inps, entro trenta giorni dall'inizio dell'attività, il reddito annuo previsto. In questo caso il datore di lavoro o l'utilizzatore, in caso di contratto di somministrazione, non dovrà coincidere con il datore di lavoro per il quale il percettore lavorava in precedenza.

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Determinano la perdita della fruizione della NASpI, con effetto dal verificarsi dell'evento interruttivo:
la perdita dello stato di disoccupazione;
l'inizio di un'attività lavorativa subordinata o autonoma senza provvedere alle comunicazioni previste;
il raggiungimento dei requisiti per il pensionamento di vecchiaia o anticipato;
il diritto all'assegno ordinario di invalidità, sempre che il lavoratore non opti per la NASpI;
il mancato adempimento delle regole di condizionalità, ovvero quelle sopra riportate connesse alla ricerca di occupazione e reinserimento ed oggetto del futuro apposito decreto.

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La nota in parola, a cui si fa esplicito rinvio per quanto non espressamente richiamato nella presente Comunicazione Ance, ha chiarito, inoltre, che, per i periodi di fruizione della NASpI sono riconosciuti, d'ufficio, i contributi figurativi, utili ai fini pensionistici. Tali contributi sono rapportati, entro un limite di retribuzione pari a 1,4 volte, all'importo massimo mensile della NASpI. Per l'anno 2015, pertanto, la contribuzione sarà riconosciuta nel limite massimo di euro 1.820,00, in quanto l'importo massimo di NASpI è pari ad euro 1.300,00.

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Fermo restando che per quanto non disciplinato espressamente dal decreto n. 22/15 ed, in quanto compatibili, restano operative le norme in materia di ASpI, comprese quelle relative al finanziamento, agli eventi di disoccupazione intervenuti entro il 30 aprile 2015, indipendentemente dalla data di presentazione della domanda, si applicano, fino alla scadenza naturale o decadenza dalla prestazione, le disposizioni di cui all'art. 2 della L. n. 92/12 relative all'ASpI.

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1 allegato

Circolare Inps 94 del 12-05-2015 

Tfr in busta paga – Circolare Inps n. 82/2015

Si riporta in allegato la Circolare Inps n. 82/2015 che detta istruzioni operative per la liquidazione della Quota integrativa della Retribuzione disposta, come noto, dalla legge 23 dicembre 2015 (legge di stabilità).

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L'Istituto, con tale nota, detta criteri e adempimenti per l'esercizio dell'opzione del lavoratore per ricevere il tfr in busta paga.

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Nel ricordare che la sintesi delle disposizioni è riportata nella citata news Ance, si rimarca quanto segue:

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- il diritto alla liquidazione opera a partire dal mese successivo a quello della presentazione dell'istanza.

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L'Inps ha precisato che le domande possono essere presentate dal 3 aprile (che è la data di entrata in vigore del DPCM citato). Da ciò deriva che il primo mese di erogazione effettiva in busta paga sarà quello di maggio 2015.

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La tempistica sopra indicata riguarda i dipendenti dei datori di lavoro che non abbiano fatto ricorso al finanziamento assistito da garanzia.

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Per quanto attiene, invece, i dipendenti dei datori di lavoro che richiedano tale finanziamento, l'anticipo del tfr in busta paga sarà erogato a partire dalla busta paga del quarto mese successivo a quello di presentazione dell'istanza;

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- la news Ance più volte ricordata riporta i casi di eccezione al diritto di richiedere la liquidazione in busta paga. L'Istituto, anche a seguito di richieste di chiarimento, ha specificato che sono, altresì, esclusi dalla possibilità di richiedere l'erogazione mensile del Qu.I.R. i lavoratori dipendenti che abbiano utilizzato il proprio tfr a garanzia di contratti di finanziamento stipulati dal lavoratore, purché gli stessi siano stati notificati dal lavoratore dall'ente mutuante.

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Si rileva che, tra le eccezioni, l'Inps riporta anche quella relativa a lavoratori dell'edilizia per i quali accordi territoriali prevedano il Tfr accantonato presso le Casse Edili.

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- una ulteriore precisazione è relativa alla durata del rapporto di lavoro necessaria per avere diritto al tfr in busta paga. Tale anzianità minima (sei mesi) si deve intendere presso lo stesso datore di lavoro. Fanno eccezione le fattispecie nell'ambito delle quali, pur mutando il datore di lavoro, il rapporto prosegua senza soluzione di continuità.

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Ad esempio: cessione del contratto di lavoro in forma individuale, ai sensi dell'art. 1406 del codice civile; variazione di datore di lavoro per effetto delle operazioni di cessione d'azienda o di ramo di azienda, ai sensi dell'art. 1112 sempre del codice civile.
L'Inps rimarca che i periodi di sospensione del rapporto per cause diverse da quelle previste dall'art. 2110 c.c. (infortunio, malattia, gravidanza e puerperio) che non prevedono la maturazione del tfr (esempio aspettativa non retribuita) non rilevano ai fini dell'anzianità di servizio utile per la maturazione del diritto (sei mesi).

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- La Qu.I.R. è pari alla misura della quota maturanda del tfr, al netto del contributo dello 0,50%.

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La circolare dell'Istituto detta anche specifiche operative, a cui si fa rinvio, relativamente alla procedura di liquidazione della Qu.I.R. attraverso l'accesso al finanziamento assistito da garanzia, al rimborso del finanziamento, all'interruzione anticipata dell'erogazione, al finanziamento del Fondo di garanzia.

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Per ciò che concerne le misure compensative nei confronti dei datori di lavoro che provvedono, con risorse proprie o tramite il ricorso al finanziamento assistito da garanzia, all'erogazione della Qu.I.R., trova applicazione la misura compensativa di cui all'art. 10, comma 2, del D. lgs. n. 252/2005, vale a dire l'esonero dal versamento del contributo al fondo di garanzia previsto dall'art. 2 della legge 20 maggio 1982, n. 297 e successive modificazioni.

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Esclusivamente a favore dei datori di lavoro che liquidano la Qu.I.R. senza accedere al finanziamento assistito da garanzia, trovano applicazione anche le ulteriori misure compensative (fiscali e contributive) di cui all'art. 10, commi 1 e 3, del citato D.lgs. n. 252/2005. A tal proposito, viene ricordato che, a far tempo dal 2014, le suddette misure compensative di natura contributiva sono fissate nella percentuale massima dello 0,28% ex art. 8 del D.L. n. 203/2005.

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Oltre alla circolare in esame si ritiene utile, per completezza, allegare l'accordo quadro siglato il 20 marzo 2015 tra Ministero dell'Economia e delle Finanze (MEF), Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (MLPS) e Associazione Bancaria Italiana (ABI) per "il finanziamento dei datori di lavoro con meno di 50 dipendenti che non intendano provvedere con risorse proprie all'anticipazione del TFR in busta paga secondo quanto previsto dall'articolo 1, commi da 26 a 34, della legge 23 dicembre 2014, n. 190" e il DPCM n. 29/2015 recante "regolamento recante norme attuative delle disposizioni in materia di liquidazione del TFR come parte integrante della retribuzione per il periodo di paga decorrente da marzo 2015 a giugno 2018".

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5 allegati

Inps_Circolare 82_2015 
Allegato 1 Circ_Inps_82_2015 
Allegato 2 Circ_Inps_82_2015
Allegato 3 Circ_Inps_82_2015 
ALlegato 4 Circ_Inps_82_2015 

Fatturazione elettronica tra privati - Attuazione Delega Fiscale

Il Consiglio dei Ministri del 21 aprile 2015, in attuazione della legge n. 23/2014 cd. "Delega Fiscale", ha approvato lo schema di decreto legislativo in materia di fatturazione elettronica tra privati (Atto n. 162).

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Tale schema è attualmente all'esame delle Commissioni Finanze di Camera e Senato, che dovranno esprimere il proprio parere entro il prossimo 29 maggio 2015.

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Dopo i pareri parlamentari, lo schema di decreto legislativo tornerà al Consiglio dei Ministri per la definitiva approvazione, a cui seguirà la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

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Fatturazione elettronica tra privati – Atto n. 162

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Lo schema di decreto legislativo "in materia di trasmissione telematica delle operazioni IVA e di controllo delle cessioni di beni effettuate attraverso distributori automatici" prevede, dal 1° gennaio 2017, la possibilità, per le imprese, di optare per la trasmissione telematica all'Agenzia delle Entrate di tutte le fatture emesse e ricevute, beneficiando di un "regime premiale" di semplificazione negli adempimenti.

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In particolare, lo schema di decreto legislativo n. 162 contiene disposizioni relative:

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· alla fatturazione elettronica facoltativa tra privati (art. 1);

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· alla trasmissione telematica dei dati dei corrispettivi per i soggetti che effettuano cessioni di beni e prestazioni di servizio al minuto (art. 2);

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· agli "incentivi" previsti per i soggetti che decidono di optare per i suddetti regimi, anche sotto forma di riduzione degli adempimenti amministrativi e contabili per specifiche categorie di soggetti (art. 3 e 4);

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· alla cessazione di tali effetti premiali (art. 5).

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Con riferimento alla tempistica per l'attuazione del nuovo regime di fatturazione elettronica tra privati, il Provvedimento prevede il seguente iter:

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1) dal 1° luglio 2016, l'Agenzia delle Entrate mette a disposizione dei contribuenti un servizio di "generazione" e "trasmissione" delle fatture elettroniche, per consentire a tutti i soggetti IVA di utilizzare fatture telematiche anche tra privati;

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2) dal 1° gennaio 2017, il Ministero dell'economia e delle finanze, attraverso l'Agenzia delle Entrate, mette gratuitamente a disposizione dei soggetti IVA il "Sistema di Interscambio"[1] per consentire la trasmissione e la ricezione delle fatture elettroniche tra privati residenti nel territorio dello Stato.

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In merito, si evidenzia che tale meccanismo è previsto dal Legislatore in via facoltativa rispetto alle ordinarie regole di fatturazione, pertanto i soggetti IVA potranno utilizzare il nuovo sistema di fatturazione elettronica per le operazioni effettuate a partire dal 1° gennaio 2017.

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Dunque, l'opzione per la fatturazione telematica può essere esercitata a partire dalla medesima data e ha una durata di cinque anni che, se non revocata, si rinnova automaticamente per un ulteriore quinquennio.

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Successivamente, sarà emanato un apposito Provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle Entrate, sentite preventivamente le associazioni di categoria, che definirà le modalità tecniche, il formato ed i termini per la trasmissione telematica delle suddette fatture.

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Nel medesimo Provvedimento viene, altresì, previsto un sistema "premiale" per i soggetti IVA che esercitano l'opzione per il nuovo sistema di fatturazione elettronica tra privati.

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A tal riguardo, di particolare importanza per le imprese che decidono di optare per l'utilizzo della fatturazione elettronica tra privati sono le semplificazioni in materia di rimborsi IVA.

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In particolare, viene previsto, per tali soggetti, il diritto di ottenere i rimborsi IVA (di cui all'art. 30 del D.P.R. 633/1972) in via prioritaria, ossia entro 3 mesi dalla presentazione della dichiarazione IVA annuale, anche in assenza dei presupposti descritti dalla medesima norma[2].

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Inoltre, per i contribuenti che decidono di optare per il nuovo metodo di fatturazione telematica, è prevista l'eliminazione di una serie di adempimenti, quali:

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- la comunicazione telematica di tutte le operazioni attive e passive rilevanti ai fini IVA, cd. "spesometro" (art. 21 del DL 78/2010);

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- la comunicazione telematica annuale all'Agenzia delle Entrate di tutte le cessioni di beni e le prestazioni di servizi, il cui importo complessivo annuale è superiore a 10.000 euro, effettuate e ricevute nei confronti di operatori economici aventi sede/residenza nei cd. Paesi Black list (art. 1, co. 1, del DL 40/2010);

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- i modelli INTRASTAT, limitatamente alle sole prestazioni di servizi ricevute da soggetti stabiliti in un altro Paese comunitario.

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Infine, lo schema di decreto legislativo, nell'ipotesi di mancato invio telematico delle fatture o di invio parziale dei dati, oltre all'applicazione della sanzione prevista dall'art. 11 del D.Lgs. n.471/1997 (da 258 a 2.065 euro), prevede la cessazione degli effetti premiali derivanti dall'esercizio dell'opzione.

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[1] Tale Sistema è già operante per la fatturazione elettronica nei confronti della PA, obbligatoria dal 31 marzo 2015. Sul punto cfr. da ultimo ANCE "Fatturazione elettronica dal 31 marzo per tutte le PA – Circolare n.1/DF/2015" - ID N. 19660 del 10 marzo 2015 ed ANCE "Fatturazione elettronica verso la P.A. – Nuovo Dossier ANCE" - ID n. 17328 del 07 agosto 2014.
[2] In merito, si ricorda che l'art. 30, co. 2, del D.P.R. 633/1972 stabilisce che: "Il contribuente può chiedere in tutto o in parte il rimborso dell'eccedenza detraibile, se di importo superiore a lire cinque milioni, all'atto della presentazione della dichiarazione:
a) quando esercita esclusivamente o prevalentemente attività che comportano l'effettuazione di operazioni soggette ad imposta con aliquote inferiori a quelle dell'imposta relativa agli acquisti e alle importazioni, computando a tal fine anche le operazioni effettuate a norma dell'articolo 17, quinto, sesto e settimo comma, nonché a norma dell'articolo 17-ter;
b) quando effettua operazioni non imponibili di cui agli articoli 8, 8-bis e 9 per un ammontare superiore al 25 per cento dell'ammontare complessivo di tutte le operazioni effettuate;
c) limitatamente all'imposta relativa all'acquisto o all'importazione di beni ammortizzabili, nonché di beni e servizi per studi e ricerche;
d) quando effettua prevalentemente operazioni non soggette all'imposta per effetto degli articoli da 7 a 7-septies;
e) quando si trova nelle condizioni previste dal terzo comma dell'articolo 17.

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